Negli ultimi anni, due gruppi di ricerca dell'ETH di Zurigo hanno dimostrato la correzione degli errori nei sistemi quantistici utilizzando tecniche di correzione degli errori. In un caso, hanno ottenuto questo risultato con l'aiuto di un chip contenente 17 bit quantistici fisici (qubit), che sono stati collegati per formare un qubit logico. Nove qubit formano il qubit logico e gli altri otto sono responsabili della correzione degli errori. Il problema: un qubit logico da solo non fa un computer quantistico.
Due team, due tecnologie, un unico obiettivo
L'agenzia americana di finanziamento della ricerca IARPA ha quindi lanciato diversi progetti di ricerca di base per agganciare due qubit logici e trasferire lo stato quantico di un qubit logico a un secondo. A tal fine, prevede di investire complessivamente fino a 40 milioni di dollari nei prossimi quattro anni nel progetto "SuperMOOSE", guidato dal professor Andreas Wallraff dell'ETH, e nel progetto "MODULARIS", guidato dall'Università di Innsbruck e al quale partecipa il gruppo del professor Jonathan Home dell'ETH. L'équipe dell'ETH guidata da Wallraff sarà rafforzata da ricercatori del MIT, del Centro di ricerca di Jülich, dell'Università canadese di Sherbrooke e delle due società Zurich Instruments e Atlantic Quantum. Anche l'ETH's Quantum Computing Hub dell'Istituto Paul Scherrer (PSI) è coinvolto in entrambi i progetti.
Vengono utilizzate due tecnologie diverse. Mentre l'ETH si concentra sui componenti superconduttori, il team di Innsbruck affronta la sfida sulla base di trappole ioniche. I progressi compiuti da entrambi i team saranno pubblicati in articoli scientifici e il successo del progetto, che ha una durata di quattro anni, sarà valutato regolarmente.